Poznań - Eastern energy, Western style
Collocata a Ovest, nella
regione che non a caso si chiama Grande Polonia, Poznań, situata sulle rive del
fiume Warta, è
oggi, uno dei più importanti poli culturali, industriali e commerciali della
Polonia e un importante centro fieristico internazionale (già dal X secolo
quando si stabilirono i primi Re polacchi e poi nel XIII secolo, quando Poznań
divenne un importante fulcro del commercio internazionale, anche grazie alla
sua posizione geografica, che la rendeva tappa obbligata nel percorso, seguito
dai protagonisti degli scambi commerciali, da Danzica, dalla Lituania e dalla
Russia verso i paesi dell’Europa Occidentale).
Per molti è qui, esattamente
a metà strada fra Varsavia e
Berlino,
che batte il cuore della “Vera Polonia”.
Lo pensava anche Giovanni Paolo II che
ebbe a dire: “Da qui iniziarono le vicende del popolo, della nazione e della
chiesa”.
In effetti, la storia
parla chiaro: la vicina città di Gniezno fu la prima capitale, da lì cominciò
la conversione al cattolicesimo e ancora oggi sembra che le persone di queste
parti si sentano gli eredi e i difensori dello splendore che fu.
Con i suoi abitanti
concentrati sull’economia, Poznań può sembrare per mentalità la più “tedesca”
delle città polacche, forse perché fra il 1793 e il 1918, mentre la Polonia
scompariva dalle carte geografiche e il suo territorio era spartito fra le
potenze confinanti, Poznań finì sotto il controllo della Prussia.
Pare che proprio in
questo periodo, nacque una grande tradizione, quella dei cori, il fiore all’occhiello
della città, quando era vietato parlare in polacco nei luoghi pubblici. Per
difendere la propria lingua, gli abitanti trovarono un sotterfugio: se parlare
in polacco, era vietato, nessuna legge vietava esplicitamente di cantare in
questa lingua.
L’influenza dell’elemento
tedesco sugli abitanti della città, ai quali sembra mancare quella nota
anarchica e un po’ folle tipica dei popoli slavi, sopravvive in questa storiella
che circola in Polonia, quando all’indomani della riconquistata indipendenza si
radunarono i patrioti giunti dalle varie zone occupate, mentre quelli
provenienti dagli ex-territori austriaci e russi elencavano le proprie insurrezioni,
i poznaniani giustificarono così, la propria mancanza di resistenza: “Noi
avremmo voluto ribellarci… ma purtroppo era vietato!”
Quest’aneddoto in realtà
è un po’ ingiusto, perché proprio qui, nel lontano giugno 1956 fu la prima
grande ribellione contro i regimi stalinisti.
Eastern energy, Western
style: questo è il motto di Poznań,
cittadina carina che sicuramente non spicca nel nostro giro per bellezza, che
vuole diventare una città grande ma che non è ancora arrivata a esserla, e
credetemi quando vi dico che ci sta lavorando seriamente.
Sulla strada per la Città
Vecchia (Stare Miasto) incontriamo la gigantesca Plac Wolności in
fondo alla quale c’è il Museo Nazionale.
Ancora pochi passi e
siamo finalmente nella parte medievale.
Nella centrale piazza del
Mercato (Rynek) che risale al 1253, oltre ai numerosi edifici colorati e
splendidamente decorati, spicca il rinascimentale Municipio (Ratusz Poznanski),
probabilmente il più bello di tutta la Polonia, ultimato nel 1555
dall’architetto Giovanni Battista di Quadro, proveniente da Lugano. Il palazzo
presenta una facciata con tre livelli di logge ad arcate.
Qui, ogni giorno a mezzogiorno, si può ascoltare il trombettiere eseguire lo hejnał (la "chiamata a raccolta") da una finestra della torre, diversamente del trombettiere di Cracovia che si affaccia dalla torre del Rynek per suonare lo hejnał ogni ora.
Tuttavia, qui lo
spettacolo è più particolare, perché durante l’esecuzione della melodia, nella
torre sopra l’orologio del Municipio si aprono due porticine ed escono due
capretti di latta che iniziano a prendersi a colpi di corna. Dodici colpi per
l’esattezza. Il meccanismo fu installato nel 1551, dal fabbro Bartłomiej Wolf di
Gubin.
Naturalmente non mancano le
leggende legate ai due animali.
Una, narra che quando il
maestro orologiaio Wolf finì il suo lavoro, fu preparato un banchetto ufficiale
per mostrare l’opera alle autorità. Un cuoco disattento bruciò il capriolo che
doveva essere servito per l’occasione, così decise di rimediare all’errore
rubando dai vicini prati, due capretti da fare allo spiedo, ma i capretti
all’ultimo momento scapparono dalla cucina rifugiandosi sulla torre e le
persone nella piazza li videro all’improvviso affacciarsi e prendersi a cornate.
Secondo un’altra versione
della storia, gli animali volevano richiamare l’attenzione su un incendio che
era scoppiato lì vicino e che avrebbe bruciato la città.
In ogni caso, il sindaco
divertito perdonò il cuoco, graziò i capretti e ordinò di installare quel buffo
meccanismo sopra.
In questo periodo
dell’anno, i capretti sono vestiti di festa, con mantelli e cappuccetti
rossi, tipicamente natalizi, come anche tutto il Rynek, dove si
svolge un mercatino di Natale, più modesto sia come offerta sia come prezzi di quello di Wrocław, eppure è il posto dove ho mangiato il kürtőskalács più buono e più grande di tutti quelli
assaggiati nel nostro viaggio e come mi suggerisce Lui, anche il vin brulé era
notevole.
Girando per le stradine adiacenti
al Rynek, costellate di piccoli edifici risalenti al XVI e XVII secolo, sotto i
cui portici e arcate un tempo, i mercanti allestivano le loro bancarelle,
scopriamo che ora la zona è animata da gallerie d’arte, musei, piccoli
negozietti, birrerie e ristoranti.
Per gli amanti dell’architettura
barocca, un obiettivo da non perdere è l’antico Complesso Gesuitico, composto dalla
Chiesa Fara e la maestosa Collegiata con gli affreschi illusionistici del
pittore polacco, Stanisław Wróblewski sulle volte.
Nella parte sud, troviamo
invece uno dei centri commerciali più originali d’Europa: lo Stary Browar (il
Vecchio Birrificio) che deve il suo nome alle rovine dell’antico Birrificio
Hugger sulle quali è stato costruito.
In questa struttura, denominata “centro
dell’arte e del business”, avviene una curiosa fusione fra commercio e cultura:
le mostre, i concerti, i film, gli incontri con artisti s’integrano con i
caffè, i negozi, i ristoranti, un’atmosfera che meglio esprime l’unione tra
l’animo artistico e lo spiccato senso degli affari, che sono le due
caratteristiche della città e dei suoi cittadini.
Come indirizzi
gastronomici, non c’è molto da dire, almeno per quanto riguarda questa visita;
originale, anche se non eccezionale, la birra calda speziata, provata presso la
birreria Brovaria, molto elegante come locale, ma non all’altezza di altri
posti, in fatto di birre, situata nella piazza Rynek.
Ade
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