Dopo
settimane di attesa, riprendendo il viaggio attraverso le colazioni balcaniche,
ecco che arriva il pezzo mancante per la colazione croata, la parte dolce, Palačinke
per esattezza.
Dopo
esservi rinfrescato la memoria, leggendo questo post, conosciamo la storia di
questo dolce.
La palacinta o palacsinta
è una specialità culinaria ungherese.
Dolce
tipico dell'area mitteleuropea, simile alla crêpe francese,
ma priva del burro, i suoi ingredienti sono farina, uova, latte e zucchero.
Si servono arrotolate o ripiegate con ripieni di marmellate o cioccolata,
spolverate di zucchero a velo, cacao o guarnite con panna.
Il
dolce è particolarmente diffuso in Bosnia ed Erzegovina, Slovenia,
Croazia (che ne rivendica l'origine), Romania, Serbia, e Slovacchia ecc., ma anche in Italia nella provincia di Trieste e nelle zone al confine con la
Slovenia, le province di Gorizia e Udine, mantenendo con piccole eccezioni un nome
analogo: palatschinke in tedesco, palačinka in
ceco, plăcintă in rumeno che oggi indica, una sfogliata al formaggio o
ai funghi, alla zucca o alle mele ecc.
L’etimologia
di questo nome stabilisce che esso proviene dal latino "placenta",
che vuol dire frittata, poi il nome è passato nel Medioevo in Romania, da
lì, subendo deformazioni, in Ungheria, per infine tornare in Italia
dopo ulteriori alterazioni passando per l'Austria (palatschinken).
La palacinta,
crespella dolce, ma anche salata, è emblematica per la sua origine, che si
perde nella notte dei tempi, e per la sua diffusione ed evoluzione.
Le
prime notizie certe su questo dolce ci giungono da lapidarie iscrizioni
romane risalenti al III sec. a.C., all'epoca in cui l'eco della bontà di
questo cibo raggiunse il Lazio in seguito alle campagne di guerra che
portarono alla conquista dell'Illiria e della Grecia, dove con il nome
plakoùnta si indicava una focaccia.
La civiltà ellenica
conosceva già, infatti, le proprietà nutritive di questa specialità,
estremamente diffusa dalla penisola balcanica sino all'altopiano
sarmatico, ovvero, in tutto quel mondo che noi oggi identifichiamo come abitato dalle popolazioni slave.
Proprio
qui, pare essere nato questo semplice impasto di latte, uova, farina e
grasso animale cotto su piastre roventi.
Un procedimento attraverso
il quale, le donne cuocevano in breve tempo una sorta di frittellone ovale
da infarcire con miele e ripiegare in quattro parti.
Conosciuta
dalle popolazioni nomadi come il "cibo degli dei", è celebre la
leggenda che vuole la palacinta come dono delle divinità ai popoli delle
steppe per rinvigorire il corpo dei guerrieri nelle lotte contro le tribù
rivali.
Tuttavia,
l'assunzione prima delle battaglie non era l'unico utilizzo della palacinta.
Le donne erano solite cucinarla ai propri mariti per le proprietà
afrodisiache, ben note sin dall'antichità.
Il
vocabolo viene, quindi, ripreso dal latino placenta per indicare una
focaccia dolce, tant’è che placentarius era il pasticciere.
Il termine, oltre a rimanere anche
nell’italiano antico, viene esportato nelle province dell’Impero romano ed entra a far parte della lingua romena, nella quale
ancora oggi esiste una pietanza chiamata plăcintă, da qui nel Regno d’Ungheria
(che per un periodo di tempo comprendeva una parte della Romania) cambiando in palacsinta,
una crêpe che si mangia ripiena con marmellata o cioccolato; ma ne
esistono anche di salate, ripiene di prosciutto, funghi, formaggio bianco fra
cui la famosa Hortobágyi palacsinta, riempita con carne macinata e una
salsa a base di paprica.
Si deve proprio agli ungheresi, i cui
domini comprendevano anche regioni oggi in Slovacchia, in Austria, in Croazia
e in Serbia, la diffusione nell’Impero degli Asburgo di molti piatti: il
gulasch (gulyás, in ungherese), la torta Dobos, il Rigó Jancsi, la gibanica e le palacinte che assunsero la grafia
palacinka nelle lingue slave e palatschinke in Austria.
Così
la palacinta entra nella terminologia e nella cucina
veneto-dalmatica, triestina e goriziana, come pure nel dialetto friulano
di Buia, radicandosi nelle tradizioni culinarie nostrane.
Nella
vicina cucina slovena se ne trovano con il cioccolato, con la marmellata,
con le noci, ripiene di riso o di tagliatelle, col formaggio e con
la ricotta.
Nelle
regioni danubiane esiste persino il pasticcio di palacinche a strati con
verdure e la torta di palacinche.
La Palacinta, rappresenta una piccola parte che accomuna la vasta
tradizione culinaria dell’Europa danubiana, ma anche l’antenata
delle più moderne omelette, crêpe, panqueques, blinis, tortillas e
crespelle.
In
Croazia, le palačinke sono quasi insipide poiché si fa molto conto della farcitura:
marmellata (prugne e albicocche le più frequenti) o cioccolato fondente, con
annessa panna montata o gelato, il tutto cosparso di zucchero a velo e servito tiepido accanto a caffè turco e tè.
Nella
zona dell'Istria, ancora molto sotto l’influenza austroungarica per
quanto riguarda la cucina, si possono trovare palačinke più corpose nella pasta e
meno abbondanti nella farcitura.
Tra i dolci croati, troviamo a parte le Palačinke, lo Zagorski štrukli (pasta dolce del nord della Croazia), l'Uštipci (simile ai croissants), lo Savijača or štrudla (strudel ripieno di mele o formaggio fresco), l'Orehnjača (pane dolce alle noci), la Makovnjača (pane dolce ai semi di papavero), il Čupavci (dolce al cioccolato e cocco), la Rožata (budino di crema), le Kroštule e le Fritule (frittelle).
Fonti:
Wikipedia
(per
una marea di Palačinke)
Ingredienti:
300
gr di farina 00
1-2
cucchiai scarsi di zucchero semolato
un
pizzico di sale
un
uovo
275
ml di latte intero fresco
220
ml di acqua frizzante
olio
di semi per ungere la padella
confettura
di albicocche q.b.
confettura
di prugne q.b.
zucchero
a velo per spolverare
Procedimento:
Mescolate
la farina setacciata con il sale e lo zucchero. Aggiungete l'uovo, poi versate
a filo il latte e l'acqua, aiutandovi con una frusta per omogeneizzare il
tutto; la consistenza deve essere liquida, ma anche un po' densa.
Una
volta pronto, passate il composto attraverso un colino, per eliminare eventuali
grumi formati durante la preparazione e rendere la miscela, liscia e setosa. Fate
riposare in frigorifero, coperto di pellicola per un'ora.
Ungete
una padella antiaderente con poco olio e poi scaldatela. Versate con un mestolo
la pastella (rimescolata bene), e poi subito inclinate e ruotate la padella in
modo che il composto si distribuisca sul fondo rimanendo però in uno strato
sottilissimo. Dorate le palačinke su ambo i lati e tenetele da parte coperte da
un canovaccio pulito fino a terminare tutta la miscela.
Farcite
con la marmellata, piegate ogni palačinka in quattro parti, spolverate con
zucchero a velo e servite con o senza panna, con o senza gelato, con o senza
caffè turco o tè.
Ade
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