''La vita è una ciliegia
La morte il suo nòcciolo
L'amore, il ciliegio.''
''Chanson du mois de mai'', Jacques Prévert
Il frutto del ciliegio (Prunus avium), la
ciliegia è conosciuta fin dall’antichità classica ed è stata oggetto di disputa soprattutto
tra romani e greci.
I primi affermavano che sia stato il generale
Licinio Lucullo, a portare a Roma questo gustoso frutto, mentre
i greci attribuivano il merito ad Alessandro Magno, che per primo, aveva
fatto conoscere le saporite ciliege di Mileto, in Asia Minore.
Il nome cerasa, presente in diversi dialetti italiani,
così come in portoghese, cereja, francese, cerise, spagnolo, cereza, e
inglese, cherry, deriva dal greco kérasos e da qui il nome della città di Cerasunte (Giresun), nell'attuale Turchia.
Secondo Plinio il Vecchio, che
elenca dieci diverse varietà nella sua Naturalis Historia, è da questa città
che furono importati a Roma nel 72 a.C. dal generale Lucullo, i
primi alberi di ciliegie, coltivazione che si diffuse poi, in tutto l’impero.
Un’altra testimonianze scritta, appartiene a Varrone che
ne descrive i metodi di innesto per produrre ciliegie più dolci e succose.
Sono molteplici i miti legati alla pianta del ciliegio.
Nella mitologia greca, era la pianta sacra ad
Afrodite e i suoi frutti, simbolo di fortuna per gli innamorati (in
Sicilia, si dice che le dichiarazioni d’amore fatte sotto un ciliegio sono
sempre fortunate).
Gli antichi Romani, se ne innamorarono e la
celebrarono nella Villa di Poppea, dove sono raffigurati uccelli che si
cibano di ciliegie.
Le leggende Sassoni, raccontano che gli alberi di
ciliegio ospitino delle divinità che proteggono i campi.
In Finlandia, dicono che il colore rosso di questo frutto
sia il simbolo del peccato.
Nel folklore inglese, pare che sognare un albero di
ciliegie presagisca sfortuna, mentre in Oriente, precisamente in Cina, il
ciliegio rappresenta la bellezza femminile, in Giappone, il ciliegio è
addirittura sinonimo di prosperità, tanto che il fiore è diventato simbolo
nazionale; la leggenda narra che il colore rosa dei suoi petali, che in origine
fossero bianchi, sia un ricordo dei samurai caduti in battaglia che vennero
sepolti sotto gli alberi di ciliegio e anche i samurai che decidevano di
suicidarsi pare scegliessero di farlo proprio sotto questi alberi.
Nel '300 e '400 campeggiava sulle tavole, nei dipinti a
tematica sacra e profana, per la sua forma e il suo colore vivace; è
rappresentata nel quadro, Madonna del Libro di Sandro Botticelli,
1480-1481 circa, come allusione al sangue di Cristo sulla tavola dell’Ultima cena, affresco di Domenico Ghirlandaio, 1486 circa, nella Madonna della Candeletta, dipinto a tempera e oro di Carlo Crivelli, 1490 circa. Anche
Tiziano, realizzò un dipinto ad olio su tela intitolato Madonna della Ciliegie, databile al 1516-1518 circa.
Dal ‘600 ne esplose la coltivazione, come per tanti altri
ortaggi, negli orti di Versailles, dove convogliavano le varietà migliori e i
botanici più abili.
Le ciliegie compaiono nelle ceramiche degli Antonibon,
fine del XVI secolo e più tardi, nelle stampe del Remondini, una famiglia di stampatori che operarono a Bassano del Grappa da
metà del XVII a metà del XIX secolo.
Nel 1700, se ne diffonde la coltivazione in tutta Europa;
Paul Cézanne, raffigura i deliziosi frutti rossi nel dipinto Natura morta con ciliegie, e nel 1933 si ha notizia della prima sagra dedicata alla ciliegia, svoltasi a Marostica, in provincia di Vicenza.
Le meravigliose ciliegie sono citate anche in poesie di Federico
Garcia Lorca e di Pablo Neruda e sono protagoniste di vari detti popolari,
notissimo ''una ciliegia tira l’altra'' e in Liguria ''magiu u porta l’asagiu,
giügnu cerèije au pügnu''; in più, sono protette da San Gerardo dei Tintori, uno
dei patroni di Monza, celebrato il 6 di giugno.
Il frutto del ciliegio può nascere da due diverse specie
botaniche. Da una parte, il ciliegio dolce, Prunus avium, che produce le ciliegie dolci, dall'altra, il
ciliegio visciolo, Prunus cerasus, che produce le amarene e le marasche, genericamente
definite come ciliegie acide.
Il frutto, normalmente sferico, con il diametro di 0,7-2
centimetri, può assumere anche la forma a cuore o di sfera leggermente
allungata. Il colore, normalmente rosso, può spaziare, a seconda della varietà,
dal giallo chiaro del graffione bianco piemontese al rosso quasi nero del
durone nero di Vignola.
Anche la polpa assume colorazione e consistenza diverse a
seconda della varietà e passa dal bianco al rosso nerastro nel primo caso e dal
tenero al croccante nel secondo caso. Il gusto è dolce, mai stucchevole, con
punte di acidulo.
Il frutto contiene un solo seme duro, color legno.
Tra le numerose varietà di ciliegie, troviamo: Moretta di
Cesena, Ferrovia e Bigarreaux, Durone nere di Vignola, della Marca e
dell’Anella, famosi anche i “duroni” di Pecetto Torinese, Marasche, varietà di
ciliegie piccole ed amarognole che crescono in abbondanza nell'entroterra di
Zara, nell'attuale Croazia, ecc.
La raccolta ha inizio dalla metà di maggio fino ai primi
di luglio. Il 24 giugno, festa di San Giovanni, si completa la raccolta delle ciliegie
precoci e di media maturazione.
Ci sono però anche varietà che maturano più tardi, come
per esempio la ciliegia San Giacomo che, come suggerisce il nome, matura il 25
luglio, nel giorno di San Giacomo il Maggiore.
Le ciliegie sono anche riconosciute come un
concentrato di virtù naturali: hanno proprietà depurative, disintossicanti,
energetiche e remineralizzanti, grazie a calcio, ferro e potassio; per il
contenuto di vitamina A e C, contribuiscono ad alzare le difese
immunitarie, sono rinfrescanti, diuretiche, antireumatiche e ricche di
antiossidanti. Hanno pochissime calorie, non alzano l’indice glicemico e sono
ricche di fibre. Inoltre rappresentano una fonte di melatonina, conciliando il
riposo notturno se mangiate di sera, come rivela uno studio condotto da parte
dell’Università del Texas.
Oltre a essere un vero toccasana per il nostro organismo,
le ciliegie possono essere usate per preparare creme, sorbetti, sciroppi,
succhi, mostarde, dolci al cucchiaio, torte e crostate, confetture, liquori,
tra cui, i più famosi sono il Maraschino, creato dalla famiglia Luxardo di
Zara, il Ratafià, liquore a base di succo di ciliegie misto a zucchero,
acquavite e cannella, in Piemonte e Valle d’Aosta, mentre in Abbruzzo alle
amarene viene aggiunto il Montepulciano d'Abruzzo.
Senza dimenticare lo Cherry brandy, famosa bevanda
alcolica dovuta all'infusione di ciliegie in un brandy, tipica del centro
Europa e della Gran Bretagna e il Kirsch, un'acquavite con una gradazione alcolica sino
al 45%, ricavata dalle ciliegie e prodotto prevalentemente nel Nord Europa e in Svizzera.
(per 3-4 persone)
Ingredienti:
225 ml di acqua
150 gr di zucchero semolato
300 gr di ciliegie già lavate e denocciolate
il succo di 1 ½ lime
una banana matura
Procedimento:
Per prima cosa, preparate sul fuoco, uno sciroppo denso di acqua e
zucchero che poi, lascerete intiepidire.
Nel bicchiere del frullatore, mettete le ciliegie, il
succo di lime e la banana tagliata a pezzi e frullate per alcuni
minuti.
A questo punto, noterete che nel composto sono rimaste
comunque delle bucce intere, potete quindi decidere se lasciarle oppure
filtrarle con un colino. Io le ho lasciate.
Aggiungete anche lo sciroppo di acqua e zucchero e mixate
ancora tutto per 30 secondi.
Versate il liquido in un contenitore adatto per freezer e
fate riposare per qualche ora, mescolando con una forchetta il tutto dopo un
paio d’ore.
Trasferite il sorbetto in frigo, 10 minuti, prima di
servirlo.
Fonti:
With passion,
Ade
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