Strade piene di luci, di suoni, di profumi nell’aria. Alberi di
Natale nelle vetrine dei negozi, per le strade affollate, nelle piazze. Alberi
di Natale sempre più grandi, sempre più belli. Alberi di Natale piccoli e
grandi.
Quando Natale si avvicina, quasi in tutte le case, si
rispolverano dalla soffitta, dalla cantina o dal garage, luci, ghirlande e
palline colorate e si comincia a vestire a festa la casa e l'albero, decorando i
suoi rami. Quest’anno i colori scelti da me sono: Verde, Arancione e Marrone e
il tema dominante è Alberi.
In più, la curiosità mi ha sospinto a chiedere: qual è la storia
dell'Albero di Natale?
L'albero di Natale è, con il presepe,
una delle più diffuse usanze natalizie. Si tratta in genere di un abete (o altra conifera sempreverde)
addobbato con palline colorate, luci, festoni, dolciumi, frutta, piccoli regali
e altro e ai suoi piedi vengano posti i regali di Natale, aperti la mattina del
25. Questo può essere portato in casa o tenuto all'aperto, e viene preparato qualche
giorno o qualche settimana prima di Natale (spesso nel
giorno dell'Immacolata Concezione) e rimosso dopo l'Epifania (per
di più, in certe località dell'Italia meridionale, l'albero rimane nelle case
fino alla Candelora, il 2 Febbraio).
L’albero come simbolo della vita (e talvolta anche di morte) è
presente in tutte le culture e in tutte le epoche, molto prima della nascita
del cristianesimo, dove lo troviamo fin dall'inizio, mescolandosi spesso con il
candelabro.Alla base dell'albero natalizio stanno gli antichissimi usi, di varie
culture, di decorare i vari Alberi del Paradiso con nastri e oggetti
colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, nonché la credenza che
le luci che li illuminavano corrispondessero ad altrettante anime; allo stesso
modo, venivano ornati anche i vari Alberi cosmici con
simboli del Sole,
della Luna,
dei Pianeti e
delle stelle.La festa del Natale si sovrappone quasi perfettamente alle
celebrazioni per il solstizio d’inverno, quando si festeggiava il sole
che, dal solstizio d’inverno “rinasce”: da questa data le giornate
ricominciano ad allungarsi e annunciano il ritorno della primavera, il ritorno della
“vita”. Molto diffuso in Oriente, in particolare
in Siria ed Egitto, era il culto del “Sol Invictus”, le cui
solenni celebrazioni prevedevano che i sacerdoti, uscissero a mezzanotte dai
santuari, proclamando che la Vergine aveva partorito il Sole, raffigurato come
un infante.Sempre in Egitto stando ad alcuni sarebbe nata un’altra
consuetudine: si tratta di una piramide di legno, con riferimento chiaro ai
famosi monumenti egiziani, e aveva valore propiziatorio.Fu un viaggiatore curioso a importare questo simbolo in Europa settentrionale e
solo più tardi, alla piramide furono applicati alcuni bastoncini che venivano
bruciati. La leggenda dice, che se anche la piramide fosse bruciata con essi,
l'anno successivo sarebbe stato fortunato.I Romani, usavano decorare le loro case con rami di pino durante
le Calende di gennaio e anche tra i druidi, antichi sacerdoti Celti, vi era l’abitudine
di decorare un albero di pino con rami di vischio, ritenendo che niente fosse
di più sacro di un albero con sopra del vischio nella festa del solstizio
d’inverno. Tra i Vichinghi dell’Europa centro nordica, pare che la celebrazione
del solstizio d’inverno prevedesse inoltre l’incendio di un albero (un pino o
un abete), per auspicare il ritorno del sole e credevano che l’abete rosso
fosse in grado di esprimere poteri magici, poiché non perdeva le foglie nemmeno
nei geli dell’inverno: così alberi di abete, venivano tagliati e portati a
casa, decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe
ridato agli alberi.Motivi analoghi stanno forse dietro la consuetudine, ancora oggi
diffusa, di ardere sulle piazze, tra Natale e
Capodanno, grossi tronchi e ceppi d’albero.
Con l’avvento del cristianesimo, l'uso dell'albero di Natale si
affermò anche nelle tradizioni cristiane, anche se inizialmente la Chiesa ne
vietò l’uso, sostituendolo con l’agrifoglio,
per simboleggiare le spine della corona di Cristo e con le bacche, le gocce di
sangue che escono dal capo. Nel Medioevo, i
culti pagani vennero intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana
e l’albero, divenne simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa,
rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra, presente nella Bibbia
più volte e con più significati, a cominciare dall' Albero della Vita posto al centro
del paradiso terrestre (Genesi, 2.9)
per arrivare all'Albero della Croce, passando per l'Albero di Jesse.“Significativo simbolo del Natale di Cristo, perché con la sue
foglie sempre verdi richiama la vita che non muore.” (Benedetto XVI)Secondo antiche leggende, quando Gesù è nato, le piante sono
germogliate e fiorite; ecco allora che in ambito cristiano, in preparazione del
Natale, si mettono in acqua per settimane rami di melo o di ciliegio perché
fioriscano a Natale e in tempo d’Avvento, si ornano le case con rami di alberi,
preferibilmente di sempreverdi.La figura dell’albero, compare persino nell’antica religione di
Canaan che riconosceva un ruolo religioso agli alberi: ce ne parla la stessa Bibbia,
riferendo delle “querce di Mamre” e accennando ai boschetti sacri posti in cima
a certe alture.Al Medioevo risale anche la tradizione degli “Adam und Eva
Spiele” (giochi di Adamo ed Eva), comunemente noti come “misteri”, vere e
proprie messe in scena che si svolgevano sul sagrato delle chiese la sera della
Vigilia. I personaggi sono ovviamente Adamo, Eva, il diavolo e l’angelo, mentre
il quadro decorativo è dato essenzialmente dall’albero, quello del frutto del
peccato. Nella notte in cui si celebra la nascita di Gesù che, secondo la
fede cristiana, ha portato nuova vita nel mondo, l’albero posto al centro del
giardino dell’Eden, simbolo della caduta dell’umanità, diventa anche l’albero
intorno al quale l’umanità ritrova il perdono. Non a caso molto presto oltre
alle mele si comincia ad appendervi nell’albero delle ostie che, nel contesto
cattolico, indicano il sacrificio di Cristo che sconfigge e cancella il
peccato.Nei secoli successivi, nelle aree protestanti, le ostie furono
poi sostituite da dolci natalizi fatti in casa. Si aggiunse poi la carta
colorata, argentata o dorata, simbolo delle offerte dei magi d’Oriente e
la “rosa di Natale”, simbolo del “germoglio che spunta dalla radice d’Isai”.
Nelle regioni tedesche, in cui era diffusa l’arte vetraria, comparvero più
tardi anche le palle di vetro colorato, per dare maggiore luminosità
all’albero e, per riprendere il motivo evangelico del “Cristo luce del mondo”,
entrarono nell’uso anche le candele.Come abbiamo visto, l’immagine dell’albero come simbolo del
rinnovarsi della vita è un popolare tema pagano, presente sia nel mondo antico
che medioevale. Esiste però una leggenda, che lega l’albero di Natale a
San Bonifacio, il santo nato in Inghilterra intorno al 680 e che evangelizzò le
popolazioni germaniche. Si narra che Bonifacio affrontò i pagani riuniti presso
la ’’Sacra Quercia del Tuono di Geismar” per adorare il dio Thor. Il Santo, con
un gruppo di discepoli, arrivò nella radura dov’era la ’’Sacra Quercia” e,
mentre si stava per compiere un rito sacrificale umano, gridò:’’questa è la
vostra Quercia del Tuono e questa è la croce di Cristo che spezzerà il martello
del falso dio Thor’’. Presa una scure e cominciò a colpire l’albero sacro. Un
forte vento si levò all’improvviso, l’albero cadde e si spezzò in quattro
parti. Dietro l’imponente quercia stava un giovane abete verde. San Bonifacio si rivolse nuovamente ai pagani: ’’Questo piccolo
albero, un giovane figlio della foresta, sarà il vostro sacro albero questa
notte. È il legno della pace, poiché le vostre case sono costruite di abete. È
il segno di una vita senza fine, poiché le sue foglie sono sempre verdi.
Osservate come punta diritto verso il cielo. Che questo sia chiamato l’albero
di Cristo bambino; riunitevi intorno ad esso, non nella selva, ma nelle vostre
case; là non si compiranno riti di sangue ma doni d’amore e riti di bontà’’. Bonifacio riuscì così a convertire i pagani e il capo del
villaggio mise un abete nella sua casa, ponendo sopra ai rami delle candele.Tuttavia, la più bella leggenda narrata è quella che parla di un
taglialegna che, tornando a casa in una notte ghiacciata illuminata dalla luna,
vide uno spettacolo meraviglioso: le stelle che brillavano attraverso i rami di
un pino ricoperto di neve e di ghiaccio.Per spiegare a sua moglie la bellezza di quello che aveva visto, l'uomo tagliò
un piccolo pino, lo ricoprì di nastri bianchi e di piccole candele per
rappresentare il ghiaccio, la neve e le stelle.La moglie, la gente e i bambini del vicinato furono così incantati di vedere
l'albero e sentire il racconto del taglialegna, che da allora ogni casa ebbe il
suo albero di Natale. Per avere le prime testimonianze scritte circa la diffusione e
l’affermazione dell’Albero di Natale come lo conosciamo oggi, occorre arrivare
al XV secolo. Secondo quanto si legge nel volume ’’Il canto degli alberi” di
Anna Maria Finotti, la prima testimonianza scritta risale al 1419, quando la
Confraternita dei fornai di Friburgo pose in occasione del Natale,
nell’ospedale della città, un albero ’’adorno di mele, pere, noci colorate,
cialde, piccole focacce, biscotti, carta colorata e fronzoli vari’’. A
Capodanno, l’albero veniva scosso per far cadere le focacce e la frutta come
segno beneaugurante per l’anno nuovo.
Un altro riferimento storico, ci viene svelato grazie all’etnologo
Ingeborg Weber-Keller, che ha identificato una cronaca di Brema del 1570, dove
si racconta di un albero decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.
Nel 1604, a Strasburgo, si ha prova che ’’nelle osterie erano sistemati degli
abeti a cui venivano appese delle rose di carta di vari colori assieme a mele,
focacce, zucchero e oggetti in similoro’’. L’albero così adorno fu chiamato
l’Albero di Natale o l’Albero di Cristo o anche l’Albero di Maggio, poiché
anticipava la speranza nella fioritura di un nuovo raccolto.
Si narra che, nel 1611, la duchessa di Brieg, in Germania,
avesse preparato tutto nel suo castello per festeggiare la ricorrenza ma notò
che un angolo del salotto appariva vuoto rispetto al resto della stanza. Mentre
passeggiava pensierosa nel parco adiacente al castello, notò un piccolo abete e
pensò che sarebbe andato bene per quell'angolo.
Un'altra traccia nei documenti, sempre con riferimento alla
città di Strasburgo, risale al 1737. Karl G. Kissingl, professore
universitario, racconta di una contadina che preparò un albero di Natale per
ogni figlio, accese le candele sugli alberi e mise i regali sotto di
loro. Alla fine della preparazione chiamò uno a uno i suoi figli, e li
consegnò oltre al regalo anche l'albero.
Per lungo tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase comunque tipica delle regioni a nord del Reno dove si addobbavano alberi in segno di festa e di pace, con la credenza che un ramo di abete in casa tenesse lontani gli spiriti maligni e prolungasse la vita ed è solo dopo il Congresso di Vienna che l’usanza prende a diffondersi su larga scala grazie agli ufficiali prussiani.
Per lungo tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase comunque tipica delle regioni a nord del Reno dove si addobbavano alberi in segno di festa e di pace, con la credenza che un ramo di abete in casa tenesse lontani gli spiriti maligni e prolungasse la vita ed è solo dopo il Congresso di Vienna che l’usanza prende a diffondersi su larga scala grazie agli ufficiali prussiani.
A Vienna, l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della
principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, e in Francia nel
1840, introdotto dalla duchessa di Orléans. Nel 1846, la regina Vittoria e il
principe Alberto furono fotografati con i loro figli attorno a un albero di
Natale, immagine che fu pubblicata nel London News ed ebbe un enorme successo.
Nel 1870, il duca di Norfolk decora di lumi un grande abete davanti al proprio castello.
Nel 1870, il duca di Norfolk decora di lumi un grande abete davanti al proprio castello.
In Italia, la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina
Margherita, nella seconda metà dell'Ottocento al Quirinale, e da lei la moda si diffuse
velocemente in tutto il paese. Inoltre, nei primi anni del secolo, in Svizzera e
Germania si iniziano a produrre e a commerciare gli alberi di Natale, che
divennero così parte del consumismo.
Diventa ovvio da quanto scritto, che la tradizione
dell’albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, per
esempio l'usanza dei mercatini di Natale, è sentita in modo
particolare nell'Europa di lingua tedesca.
La leggenda attribuisce a Martin Lutero, l’iniziatore della Riforma
protestante, la diffusione dell’Albero di Natale ornato di candele. Si dice che
egli, tornando verso Wittenberg in una notte di vigilia, fosse rimasto colpito
dallo splendore dei ghiaccioli appesi agli abeti, che brillavano alla luce
delle stelle ed ebbe l’idea di porre delle candele sull’albero per illuminarlo.
L’Albero di Natale divenne così anche l’Albero delle Luci e venne considerato
segno del protestantesimo, definito anche ’’la religione del Tannenbaum’’,
ossia dell’abete, che con la sua sagoma
triangolare che rispecchiava bene la struttura piramidale e gerarchica della
società medievale, era nel folclore tedesco anche l'albero cicogna, dal quale
la levatrice scuote i neonati.
Gli alberi illuminati con le candele si diffusero tra il XVII e il XVIII secolo ed erano allestiti nelle strade ma furono presto vietati per il grande pericolo d’incendio che rappresentavano.
Gli alberi illuminati con le candele si diffusero tra il XVII e il XVIII secolo ed erano allestiti nelle strade ma furono presto vietati per il grande pericolo d’incendio che rappresentavano.
Anche lo scrittore tedesco, Johann Wolfgang Goethe contribuì
alla diffusione dell’albero di Natale: pur non essendo molto religioso, egli
amava moltissimo quest’usanza e nel 1771, nel suo capolavoro ’’I dolori del giovane Werther” citò, per la prima volta nella letteratura, l’albero di
Natale, contrapponendo la felicità dei bambini al dolore devastante del
protagonista. Da quel momento in poi, l’abete natalizio diventerà protagonista
anche nella grande letteratura, oltre che nelle famiglie tedesche borghesi di
Weimar, il centro culturale dell'epoca.
I primi alberi artificiali furono realizzati, intorno al 1880, sempre
in Germania per salvaguardare le foreste e l'idea fu subito imitata da una casa
produttrice americana. Gli alberi artificiali avevano il vantaggio di reggere
il peso delle decorazioni meglio di quelli veri.
La seconda patria dell’abete natalizio, dopo la Germania è
considerata l’Inghilterra, dove esso venne introdotto a corte prima dai sovrani
della casa di Hannover e poi come già menzionato, da Alberto di
Sassonia-Coburgo-Gotha, principe consorte della regina Vittoria, con origini
germaniche. La tradizione dell’abete decorato e illuminato passò poi nelle
famiglie inglesi per imitare le feste natalizie di corte.
La sua terza patria divennero gli Stati Uniti, dove fu importato
dagli immigrati tedeschi della Pennsylvania come simbolo della loro terra, e in
seguito, dopo la guerra di secessione, grazie ai mercenari inglesi che avevano
combattuto nel conflitto.
Negli Stati Uniti, la tradizione dell’albero di Natale, fu
inaugurata dal presidente Franklin Pierce con un albero fuori della Casa
Bianca, mentre nel 1889, il suo successore Benjamin Harrison dichiarò che la
Casa Bianca avrebbe sempre tenuto un albero di Natale, ormai considerato un’istituzione
per gli americani.
Theodore Roosevelt, per salvare le foreste, decise invece che la
Casa Bianca non avrebbe più avuto l'albero.
Le candele elettriche resero in seguito possibile la collocazione di alberi di Natale sempre più grandi anche all’aperto. Nel 1912, venne eretto il primo Albero delle Luci nella Madison Square a New York. Dagli anni ’20, su esempio americano, si cominciarono a diffondere anche nelle strade commerciali delle città tedesche e più tardi nei giardini delle famiglie abbienti. Gli scambi culturali e commerciali fecero il resto.
Le candele elettriche resero in seguito possibile la collocazione di alberi di Natale sempre più grandi anche all’aperto. Nel 1912, venne eretto il primo Albero delle Luci nella Madison Square a New York. Dagli anni ’20, su esempio americano, si cominciarono a diffondere anche nelle strade commerciali delle città tedesche e più tardi nei giardini delle famiglie abbienti. Gli scambi culturali e commerciali fecero il resto.
Comunque, l’albero più famoso d’America, viene innalzato ogni
anno nei pressi del Rockefeller Center di New York, assieme alla stupenda pista
di pattinaggio.
I primi alberi recisi furono venduti nel 1851 in una strada
molto trafficata della suddetta New York e fu un successo; il mercato degli alberi crebbe così tanto da
portare alla devastazione di numerose foreste.
Oggi, il Guinness dei primati mondiali dal 1991 lo detiene, in
termini di grandezza, l’Albero delle Luci disegnato sul monte Ingino, che
sovrasta Gubbio con la cometa proprio sulla cima.
Riga, la capitale della Lettonia, da sempre rivendica con
orgoglio di aver ospitato il primo Albero di Natale della storia. Infatti, in
piazza del Municipio, di fronte alla Casa delle Teste Nere, c’è uno
stemma in terracotta, scritto in otto lingue e deposto sul punto in cui
sarebbe stato innalzato il primo Albero di Natale/Capodanno nel 1510, che si
ritiene fosse stato ornato da decorazioni di carta e poi bruciato in segno di
buon augurio per l’arrivo dell’inverno.
L'uso moderno dell'albero nasce secondo altri a Tallinn,
in Estonia nel 1441, quando fu eretto un
grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale
giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima
gemella.
Oggi, l'albero di Natale è oramai universalmente accettato anche
nel mondo cattolico, che spesso lo affianca al tradizionale presepe. A
riprova di questo, sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato
di Giovanni Paolo II, di allestire un grande
albero di Natale nel luogo cuore del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro
a Roma. Un'interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l'uso di
addobbare l'albero come una celebrazione del legno in ricordo della Croce che
ha redento il mondo (Padre Thomas Le Gal); si noti la similitudine dell'albero
con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasil (secondo alcuni un frassino, secondo
altri, un tasso o una quercia) dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle
acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini, come illustrato
anche nella celebre saga nordica dei Nibelunghi.
L'elemento che accomuna tutti i racconti e varie leggende è
l'interpretazione del simbolo: un albero sempre verde, pino, frassino o abete e
rappresenta la vita che continua e l'attesa del ritorno della primavera.
Tutti gli altri simboli legati all'albero di Natale richiamano
la ricchezza della natura, la luce, gli angeli, i frutti, i campi, le foreste e
il mare. La stella che brilla, annuncia la fine del viaggio, il porto della
pace.
(Fonte: Wikipedia)
Nei nostri tempi, assistiamo a una diffusione massiccia di quest’usanza
che non poteva certo sfuggire al crescente consumismo e molte tradizioni
natalizie sono quasi sparite, ma io credo ancora oggi, che gli alberi di
Natale sono un simbolo di pace e speranza per tutti, che possiamo
tornare bambini recitando poesie natalizie, cantando le bellissime canzoni
di Natale, scrivendo una lettera con i desideri più nascosti per Babbo Natale e
attendere con emozione indescrivibile, i doni lasciati per noi sotto
l'albero; che la festa di Natale possa ritornare un periodo densamente
spirituale, un momento di sosta nella frenesia che domina le nostre vite.
(Fonte: Wikipedia)
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